Alla cortese attenzione del Direttore di Avvenire
Marco Girardo e alla sua stimata redazione
Oggetto: Riflessioni sul Giubileo della Speranza e il nostro ruolo come corpi intermedi
Egregio Direttore,
in qualità di Presidente di una seppur piccola associazione di categoria, l’Associazione Nazionale Autodemolitori di Qualità, il Giubileo 2025, definito da Papa Francesco come “il Giubileo della Speranza”, mi invita comunque a una profonda riflessione. Da trentacinquenne la mia generazione vive in un tempo perennemente segnato da incertezze e trasformazioni globali, ci viene chiesto di riscoprire e testimoniare quella speranza che “non delude” (Rm 5,5). Come corpi intermedi, abbiamo il compito di non limitarci a rappresentare categorie e interessi, ma di contribuire concretamente al bene comune, ispirando fiducia e futuro.
Papa Francesco ci esorta, nel messaggio dedicato a questo Giubileo, a fare della speranza il centro del nostro cammino: “Siamo chiamati a riscoprire la bellezza di una fraternità che sa guardare al futuro con fiducia, perché costruita sulla consapevolezza di essere amati da Dio.” Questo invito non è solo teologico, ma profondamente pratico: come associazione, e più in generale come imprenditori cattolici, dobbiamo chiederci come tradurre questa speranza in azioni concrete, per il nostro lavoro e per il mondo che ci circonda.
Il nostro ruolo nel settore dell’autodemolizione si intreccia fortemente con i temi dell’economia circolare, della sostenibilità e della cura del creato. Il nostro lavoro, apparentemente tecnico, risponde invece a una chiamata più alta: custodire la terra che ci è stata affidata.
Il Giubileo della Chiesa è un tempo straordinario di grazia e rinnovamento, un richiamo alla riconciliazione con Dio, con il prossimo e con il creato. È un invito universale a riscoprire il nostro ruolo come custodi della terra e a vivere una conversione profonda, non solo personale ma anche comunitaria. Per un imprenditore cattolico, questo tempo di grazia è un’opportunità per riflettere su come fede e lavoro possano convergere, generando non solo profitto, ma anche valore etico e sociale.
Il nostro lavoro come autodemolitori si intreccia direttamente con l’economia circolare e la salvaguardia del creato, temi centrali del pontificato di Papa Francesco. Nell’enciclica Laudato Si’, egli ci ricorda che “tutto è connesso” (LS, 16), invitandoci a riconoscere come ogni gesto economico e produttivo abbia un impatto sull’ambiente e, quindi, sulla vita di tutti. Recuperare, riciclare e ridurre gli sprechi non è soltanto un’attività tecnica, ma una scelta morale che rispecchia il mandato biblico di custodire la creazione (Gen 2,15).
San Francesco d’Assisi, cantando nel Cantico delle Creature, ci insegna a vedere il creato come una grande famiglia in cui tutto ha dignità e valore. È questa visione che ispira il nostro lavoro: ogni veicolo giunto a fine vita non è un rifiuto, ma una risorsa da trasformare. In questo, l’economia circolare diventa una metafora potente della redenzione cristiana: come Dio trasforma il peccato in grazia, così noi siamo chiamati a restituire nuova vita a ciò che sembrava perduto.
San Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae, ci ricorda che il creato riflette l’armonia divina, e il nostro impegno a preservarlo diventa un atto di giustizia verso Dio e verso le generazioni future. Allo stesso modo, San Giovanni Paolo II, in Centesimus Annus, sottolinea che l’impresa è una “comunità di persone” e non solo un’entità economica. Questo ci sprona a creare valore non solo ambientale, ma anche sociale: formazione dei collaboratori, giustizia nel lavoro e trasparenza devono guidare le nostre scelte.
Nel contesto del Giubileo, la nostra missione non è solo operare con competenza, ma vivere il lavoro come preghiera. Gesù ci chiede di essere “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14): ogni decisione etica, ogni gesto di sostenibilità ambientale, diventa una testimonianza di fede. Benedetto XVI, in Caritas in Veritate, ci ricorda che “la natura è a nostra disposizione come un dono da custodire”, non come un deposito da sfruttare.
Questo Giubileo ci invita, come imprenditori cattolici, a dimostrare che economia e fede possono camminare insieme. Il nostro lavoro non è solo una risposta al mercato, ma una risposta alla chiamata di Dio, una liturgia vissuta nel mondo che unisce cielo e terra nella custodia del creato. Come Chiesa e come comunità imprenditoriale, siamo chiamati a costruire un’economia più giusta, solidale e rispettosa, trasformando il nostro lavoro in un segno concreto della misericordia divina.
Il Giubileo della Speranza pertanto, ci ricorda che non siamo mai soli nel nostro impegno. La nostra fede ci dà la forza per guardare oltre le difficoltà e agire per un mondo più giusto e solidale. Come associazione di categoria, ci impegniamo a vivere questa speranza non solo come un sentimento, ma come una responsabilità. Siamo certi che l’Avvenire, con il suo prezioso lavoro, saprà accompagnare questa riflessione e amplificarne il messaggio.
Con viva cordialità,
Ruggiero Delvecchio
Presidente Nazionale Associazione Autodemolitori di Qualità ADQ